Stampa
I Teocon ora vogliono il partito. Mantovano (An) ad Affari: Berlusconi? Rimane il nostro leader

Alfredo Mantovano
Benedetto XVI ha lanciato nei giorni scorsi un appello perché i cristiani italiani ascoltino anche uomini che non fanno parte della Chiesa
, ma che da intellettuali continuano a parlare dell'allontanamento dell'Europa dalle sue radici cristiane. Il riferimento, abbastanza ovvio, è agli esponenti del cosiddetto movimento Teocon, i cui principali rappresentanti sono Marcello Pera, Alfredo Mantovano (An), intervistato da Affari, il leader ciellino Roberto Formigoni e molti altri pensatori che si sono dati appuntamento da qualche anno a questa parte sulle pagine del Foglio di Giuliano Ferrara.

Era stato lo stesso Ferrara, però, a mettere in guardia i membri del movimento dalla possibilità di formare un partito, utilizzando i temi della religione e della laicità per raccogliere voti. Ad oggi, quindi, sembra proprio che l'intesa politica sia tramontata. Ma la battaglia culturale è più viva che mai, come testimoniano eventi come il convegno tenutosi sabato a Milano: "Europa, riscopri le tue origini, ravviva la tue radici", organizzato da Alleanza Cattolica.

L'interesse per gli argomenti sollevati dai Teocon è forte, ma l'idea di spezzettare ulteriormente la CdL formando un nuovo partito è definitivamente tramontata. Il nuovo orizzonte è il partito unico: lì, si pensa, questa corrente
trasversale nel Centrodestra potrà trovare spazio e prosperare. Chissà che
allora, in un soggetto unitario, non cominci la vera e propria scalata.

L'intervista

Onorevole Mantovano, da un po' di tempo si parla di un partito "teocon" italiano…
"Personalmente non apprezzo particolarmente l'etichetta di teocon. Però visto che serve a rassicurare chi l'appiccica sull'interlocutore, non la contesto di principio se serve a indicare un'area di riferimento culturale ancora prima che politico".

In Alleanza Nazionale, però, l'orientamento di massima sembra divergere dal vostro. La nuova linea di Fini sembra molto più liberale…
"Per quanto riguarda An, io sto al documento di luglio che è stato poi discusso e alla relazione di Fini all'ultima assemblea nazionale. E sia l'uno che l'altro costituiscono una cornice anche soddisfacente nella quale si può situare quell'insieme di valori, principi e obiettivi propri di quell'area di cattolicesimo politico attenta alla tradizione, attenta a un quadro di valori che non passano a seconda dei tempi, delle latitudini e delle longitudini. Mi pare che possano contribuire alla costituzione della formazione unitaria del Centrodestra, dove ci sarà più libertà per le componenti culturali e politiche di questo mondo".

Qualcuno, come Francesco Storace, ha avuto di che lamentarsi…
"Ho ascoltato tutti i lavori dell'assemblea, leggo quello che scrive Storace, parlo con lui. Però non riesco a cogliere una distanza forte tra ciò che dice lui e ciò che costruisce la linea resa nota prima dell'estate e confermata nell'assemblea nazionale".

Ovvero?
"Nel senso che poco più di un anno fa, a cavallo del referendum sulla fecondazione artificiale, ci fu una netta divaricazione interna al partito che si riflesse in un'assemblea nazionale che si svolse dopo. Lì ci fu uno scontro reale sulle questioni di sostanza. Però mi pare che tutto questo sia stato in qualche misura superato e ci sia la possibilità di lavorare anche per chi, come me, aveva manifestato delle preoccupazioni per una ipotetica deriva relativista o multiculturalista".

Che quindi lei non vede in Alleanza Nazionale…
"A me non sembra di coglierla ora. Specie nel momento in cui si sottolinea il rischio del depauperamento demografico, si prendono le distanze dai rischi delle modificazioni della struttura della famiglia. Si chiama l'Islam con il suo nome e il terrorismo col suo nome…tutto questo ci rassicura e segna un superamento".

Che ne pensa del partito unico di Centrodestra?
"Io sono favorevolissimo. Per una ragione esterna, perché il nostro elettorato è sempre più di schieramento e sempre meno di affezione a un singolo partito. E poi per una ragione interna, visto che all'interno di un soggetto unico possono trovare spazio diversi orientamenti, i perimetri delle singole forze politiche sono ormai angusti".

Il leader di questo partito potrebbe essere Berlusconi? Oggi l'Udc dice che la sua epopea è finita…
"Penso che se si votasse oggi il candidato sarebbe Silvio Berlusconi e ci sarebbe da auspicare che fosse lui, perché ha dimostrato di essere il leader della coalizione non solo durante gli anni del governo ma anche alle ultime politiche che risalgono a pochi mesi fa. Mi sembra una discussione stucchevole, nel momento in cui il nostro elettorato esiste. Oggi non mi pongo neanche il problema".

Francesco Borgonovo

Stampa
Chiudi